Diarra fa causa alla FIFA e chiede un risarcimento di 65 milioni: cos’è successo

L’ex centrocampista francese Lassana Diarra, ex Real Madrid, riapre la battaglia legale contro la FIFA e la Federazione calcistica belga, chiedendo un risarcimento di 65 milioni di euro lordi (35 milioni netti), con interessi che continueranno a maturare fino alla pronuncia della sentenza. FIFPRO, FIFPRO Europe e UNFP, i sindacati dei calciatori, hanno reso noti i dettagli del nuovo procedimento nazionale avviato da Diarra.
Gli avvenimenti
L’azione si basa sulla storica sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea (CGUE) del 4 ottobre 2024, che ha dichiarato illegali alcune norme FIFA sui trasferimenti. La Corte aveva stabilito che tali regole violavano i principi europei sulla libera circolazione dei lavoratori e sul diritto della concorrenza, limitando ingiustamente il diritto dei calciatori di risolvere i contratti senza giusta causa.
Un’analisi economica indipendente ha confermato l’entità dei danni subiti da Diarra durante la sua carriera a causa di queste restrizioni. Sulla base della perizia, l’ex giocatore ha quindi richiesto il risarcimento completo alla FIFA e alla Federazione belga. Questa nuova azione si inserisce nella causa avviata da Diarra nel 2015 e prosegue dopo i tentativi falliti di trovare un accordo amichevole. Secondo FIFPRO, la FIFA avrebbe rifiutato di collaborare per risolvere la richiesta di compensazione per le perdite subite dal calciatore nel corso della sua carriera. Secondo l’avvocato di Diarra, la sentenza dovrebbe esserci tra 12-15 mesi.
La nota ufficiale
Di seguito la nota ufficiale di Diarra sulla questione: “Sono stato costretto a combattere questa battaglia legale dall’agosto 2014. Più di 11 anni! Lo faccio per me stesso. E se sono riuscito a resistere contro lo schiacciasassi FIFA è perché ho avuto una buona carriera. Ma lo faccio anche per tutti i giocatori emergenti, meno conosciuti, che non hanno i mezzi economici e psicologici per sfidare la FIFA davanti a veri giudici. La FIFA e la Federazione calcistica belga hanno perso davanti alla CGUE. Su tutta la linea! Successivamente, la FIFA ha modificato i propri regolamenti ma ha deciso di farlo in un modo che non rispetta i severi requisiti imposti dalla sentenza della CGUE.
Ho aspettato alcuni mesi prima di riavviare il procedimento nazionale in Belgio, pensando che la FIFA e la Federazione belga, soprattutto alla luce degli sforzi di FIFPRO e FIFPRO Europe per favorire una soluzione, avessero almeno la decenza di propormi un accordo amichevole (tra l’altro, questo era il tono dei messaggi che ricevevo dalla FIFA). Non è stato così. È un loro diritto, ma riflette una cultura persistente di disprezzo per lo Stato di diritto e per i calciatori, nonostante il messaggio chiarissimo inviato dalla CGUE.
Con grande rammarico, saremo dunque costretti ancora una volta a spiegarci davanti ai giudici, perché non ho altra scelta. A questo proposito, desidero ringraziare FIFPRO Europe, FIFPRO e l’UNFP per il loro sostegno costante, sempre fermamente al mio fianco. Di fronte alla FIFA, solo l’unità e la determinazione possono renderci forti. Infine, sono lieto che la “sentenza DIARRA” abbia aperto la strada alla fondazione Justice for Players per avviare nei Paesi Bassi un’azione collettiva che permetterà a tutti i calciatori (non solo a quelli che, come me, hanno subito danni specifici) di ottenere un risarcimento per i pregiudizi causati dai regolamenti FIFA, senza dover anticipare spese legali e senza dover rivelare la propria identità”.