Chiesa: “Mondiale obbligatorio. Non mi dispiacerebbe restare al Liverpool”

Passato in estate dalla Juve al Liverpool in cambio di 12 milioni di euro più 3 di bonus, Federico Chiesa ha chiuso la sua prima stagione ai Reds con due reti e due assist in 14 apparizioni totali mettendo in bacheca la Premier League. Insomma, un trofeo vinto non da protagonista: “Nei primi mesi le difficoltà non sono mancate, sono arrivato a Liverpool il 26 agosto e mi sono ritrovato catapultato su un altro pianeta, con altri compagni, senza essermi allenato con loro, ma con un preparatore, zero amichevoli, nulla… E in autunno il Liverpool andava il triplo degli altri, un’intensità pazzesca”, spiega l’esterno in un’intervista rilasciata al Corriere dello Sport.
Chiesa e l’esperienza al Liverpool
“All’inizio ho provato la frustrazione del cambiamento radicale e del fatto di essere molto indietro rispetto al gruppo, poi c’è stato l’infortunio – ricorda Chiesa -. Fino alla partita col PSG il Liverpool era davanti a tutti, in semifinale di Carabao e tra le favorite in Champions, che ha vinto proprio il PSG. Potevo mettermi a discutere le scelte di Slot che con me è sempre stato rispettosissimo, così come il club? La voglia di giocare c’era eccome, l’ho messa da parte, ho capito la situazione. Accantonata ogni forma di individualismo”. A proposito della finale di Monaco commenta: “Quando abbiamo giocato l’andata col PSG ci hanno messo sotto di brutto, anche se poi abbiamo vinto. Nel ritorno le cose sono andate diversamente e hanno vinto loro. Squadra fortissima, ad alta intensità. La finale l’avevo immaginata 50 e 50. Il pressing di Dembélé su Sommer, impressionante. Il 2-0 dopo venti minuti ha chiuso la partita, non era più recuperabile, a quel punto l’Inter era mentalmente schiantata”.
Chiesa tra passato e futuro
Sul futuro: “L’anno è finito. Ma è un’esperienza che rifarei. Presto mi siederò al tavolo con il club, Fali Ramadani e la mia famiglia per individuare la soluzione migliore. Restare a Liverpool non mi dispiacerebbe affatto. Conte non l’ho mai sentito. Ho letto che mi hanno piazzato dappertutto, ma non ho avuto contatti diretti con nessuno. Giusto un messaggio di auguri di Max Allegri all’inizio. È un grande, oltre ad avermi cambiato posizione mi ha fatto capire la differenza che corre tra un allenatore di top club e uno di club medi. Carisma, gestione, sensibilità e tecniche che non si imparano a Coverciano, così gli rubo la battuta. Come lui sono Antonio, Ancelotti, Spalletti. Max è uno che ti dà tanto, col Milan punterà subito allo scudetto… A gennaio dello scorso anno eravamo convinti di potercela fare, il gruppo era solidissimo, entusiasta, tutti uniti. Male la seconda parte anche se ci siamo rifatti in Coppa Italia”. Proprio sulla Juve, tornando un attimo indietro, rivela: “Che Szczesny e Rabiot fossero fuori dal progetto lo sapevamo tutti. Le esclusioni di Fagioli e Danilo invece mi hanno stupito. Dani nello spogliatoio era il punto di riferimento, è juventino dentro, il suo taglio una scelta che non ho capito, né condiviso… Motta con me è stato chiaro: ìnon mi servi, cercati una squadra’. Gli ho detto che ero pronto a lottare, a mettermi alla prova perché volevo restare e dimostrare di essere ancora utile alla Juventus. Ma non c’è stato niente da fare. Va bene, è stata una sua scelta”.
Chiesa sulla Nazionale
Chiosa finale sulla Nazionale, impegnata stasera alle ore 20.45 a Oslo contro la Norvegia nel debutto delle qualificazioni ai Mondiali 2026 tra Messico, Stati Uniti e Canada: “Fuori anche Kean. È dura, ma i nomi con contano più – spiega Chiesa –. Spalletti può dare molto alla squadra, non possiamo fallire l’obiettivo per la terza volta di seguito. Siamo l’Italia… Le attenzioni del ct mi hanno fatto piacere, quella maglia la rivoglio”,