Calcio

Fabregas respinge l’Inter: “Credo nel progetto del Como”

Cesc Fabregas non apre le porte all'Inter ed esalta il suo Como, chiamandosi fuori dalla corsa alla panchina nerazzurra
Cesc Fabregas, Como
Cesc Fabregas, Como

Amargine del festival SxSw London ha parlato il tecnico del Como Cesc Fabregas. Le sue parole, riportate da la Repubblica, hanno un peso specifico considerevole in quanto simili a una chiusura netta nei confronti dell’Inter, che lo ha individuato come candidato principale per il dopo Inzaghi: “Ho iniziato con questo club perché pensavo a un progetto a lungo termine. Non voglio finire la mia carriera in un club dove c’è un progetto per uno o due anni, e poi termina tutto. Credo molto nel progetto a lungo termine del Como, sono arrivato qui da giocatore e sono molto, molto felice perché qui posso lavorare nel modo che voglio. Abbiamo gli stessi obiettivi e la stessa ambizione. Il presidente mi permette di lavorare come voglio, nel modo in cui vedo le cose. Fortunatamente condividiamo la stessa visione, lo stesso obiettivo, che è arrivare il più in alto possibile. Insieme siamo diventati davvero una buona squadra, in una piccola città, in un piccolo club – perché siamo ancora un piccolo club – ma con grandi, grandissime ambizioni per il futuro”.

Idee chiarissime

Fabregas ha continuato insistendo su una filosofia ben consolidata, sulla quale non ammette sconti: “Serve sempre un processo, che a Como puoi fare. Nei top team è molto difficile perché lì i club e i tifosi vogliono vincere subito. Certo, anche io penso a vincere. Ma anche, o forse soprattutto, a come voglio perdere. Non rinuncio mai ai miei principi. Se devo perdere, perdo con la mia idea, con il mio stile, con il mio modello, con le mie convinzioni. Odio – ed è successo – quando ho preso una decisione un po’ più difensiva, che non sentivo mia. Abbiamo perso quella partita, e sono tornato a casa distrutto. Mi sono detto: “Mai più, mai più”. Preferisco perdere 3-0, ma almeno ci abbiamo provato con le nostre idee, con la nostra identità, con chi siamo: Como, 1907. Questo è ciò che conta davvero”.