Fernando Couto ricorda l’esperienza alla Lazio: “Momenti intensi. L’infortunio di Ronaldo…”

Fernando Couto, ex giocatore di Parma e Lazio a cavallo tra gli anni ’90 e i 2000, ha ripercorso ai microfoni di Lazio Style Channel i suoi sette anni alla Lazio, un periodo che non avrebbe mai immaginato potesse durare così a lungo, ma non solo: “Mi sono divertito tantissimo, ho giocato con cuore e anima. Volevo vincere e qui ho vissuto momenti davvero intensi“. Ha sottolineato che lo Scudetto è stato l’apice, anche perché arrivato dopo una delusione cocente l’anno precedente. Per Couto, però, più del trofeo in sé, è stato importante il percorso vissuto con la squadra, la fatica quotidiana che ha portato a quei risultati.
L’esperienza italiana
Parlando di alcuni ex compagni, come De La Peña, ha spiegato che non tutti riuscivano ad adattarsi al calcio italiano: secondo lui, Ivan aveva talento, ma si è trovato in difficoltà con i metodi di lavoro e con un gioco più fisico rispetto a quello spagnolo. “Con un po’ più di esperienza, avrebbe potuto dare molto di più alla Lazio”, ha commentato. Il portoghese ha poi ricordato con affetto il suo arrivo nella Capitale, sottolineando quanto l’esperienza al Parma lo avesse preparato meglio all’ambiente italiano. La Supercoppa vinta subito fu un momento decisivo per la stagione. Ha parlato anche della flessibilità tattica del gruppo e della gestione intelligente di Eriksson: “Il mister sapeva lavorare anche su dettagli specifici per le singole partite”.
L’infortunio di Ronaldo
Sul gruppo, ha evitato di citare nomi singoli: per lui, la forza di quella Lazio stava nell’intensità degli allenamenti e nella personalità forte di tutti. “Tutti potevano giocare la domenica. Avevamo capitani come Favalli, Nesta e Marchegiani, ma in realtà eravamo tutti leader”. Alla domanda su chi fosse il compagno più forte, ha risposto che la squadra era talmente ricca di talento che sarebbe stato ingiusto fare un solo nome. Anche chi non scendeva spesso in campo, come Sensini, aveva qualità altissime. Raccontando uno dei momenti più dolorosi, ha ricordato l’infortunio di Ronaldo all’Olimpico: “Era davanti a me, stava cercando di dribblare. Ho sentito il rumore del ginocchio, non riuscivo ad avvicinarmi. Quel giorno nessuno ha più giocato”.
I ricordi biancocelesti
Couto ha rivelato anche perché decise di restare alla Lazio nonostante offerte dall’Inghilterra: si sentiva responsabile, legato all’ambiente e alla maglia. “Avevo vissuto anni intensi, e questo mi ha spinto a restare, anche se la Lazio stava cambiando”. Infine, parlando dello spogliatoio, del rapporto con i tifosi e del suo celebre modo di esultare, ha raccontato con un sorriso: “La capriola? Era diventata un rito, a volte facevo pure fatica ma non potevo evitarla. Il coro ‘non mollare mai’? Un’emozione unica, sentivo la fiducia dei tifosi e dei compagni”. E ha concluso spiegando che il suo carattere deciso lo ha aiutato a farsi rispettare: non sempre bisogna essere amici, ha detto, ma serve affrontare insieme anche i momenti duri.