La grande fuga: ecco perché l’Australia gioca in Asia dal 2006

Per molti anni, l’Australia ha fatto parte della Oceania Football Confederation (OFC), ma ha pagato un prezzo altissimo per questa affiliazione geografica. Il motivo per cui i Socceroos oggi competono nella Asian Football Confederation (AFC) è semplice: semplificare il percorso di qualificazione alla Coppa del Mondo.
Nel 2006, la situazione era insostenibile. La migliore squadra dell’Oceania, dopo aver dominato le isole minori con risultati a senso unico (l’Australia vinse 31-0 contro le Samoa Americane e 22-0 contro Tonga nel 2002), doveva affrontare uno spareggio intercontinentale di andata e ritorno contro una squadra sudamericana di altissimo livello per guadagnarsi un posto al Mondiale.
L’Australia aveva già fallito questo play-off nel 1986, 1994, 1998 e 2002. L’Asia, al contrario, offriva quattro posti automatici e un play-off diretto. L’unica volta che l’Australia si qualificò per il 2006 fu solo dopo aver battuto l’Uruguay ai rigori nello spareggio. La pazienza era finita.
L’approvazione e la rinascita calcistica
Nel 2006, la proposta australiana di passare all’AFC fu accolta all’unanimità sia dalla FIFA che dalla stessa AFC. La mossa fu immediatamente vincente: l’Australia si è qualificata per tutti i Mondiali successivi a partire dal 2010.
Questo passaggio ha avuto effetti a catena: non solo ha aperto la strada alle qualificazioni mondiali, ma ha permesso ai club della A-League di competere nella AFC Champions League e alla Nazionale di giocare nella più competitiva Coppa d’Asia.
L’ex CT Graham Arnold ha confermato il successo della decisione nel 2024: “Penso davvero che ci abbia migliorato come nazione calcistica perché la competizione e le squadre contro cui giochiamo sono molto più difficili”.
Il futuro e l’ipotesi (improbabile) di un ritorno
Con l’espansione del Mondiale del 2026 a 48 squadre, le cose sono cambiate: l’Oceania ha ora un posto automatico e l’Asia ne ha ben otto. Questo cambiamento ha favorito anche la Nuova Zelanda, che si è qualificata per il 2026. Nonostante il percorso per l’Oceania sia ora più agevole, Arnold ha respinto l’idea di un ritorno al passato: “Non sono io a stabilire queste regole, ma la Nuova Zelanda potrebbe non essere felice se tornassimo“.
Il messaggio è chiaro: l’Australia ha trovato il suo posto nel calcio asiatico, un’area che ha aumentato la sua competitività e le ha garantito quella regolarità ai Mondiali che l’Oceania non poteva offrirle.