Lucescu ricorda il periodo all’Inter: “Sbagliai ad accettare. Ho avuto problemi con…”

Alla vigilia dei suoi 80 anni, che festeggerà domani, martedì 29 luglio, Mircea Lucescu ha concesso un’intervista a Tuttosport per ripercorrere le tappe più significative della sua lunga carriera da allenatore. L’attuale ct della Romania ha ricordato con affetto la sua esperienza in Italia, definendo la parentesi al Brescia come la più bella: “Con Anconetani al Pisa non funzionò, non riuscivamo a collaborare. Ma a Brescia Corioni mi diede piena fiducia. Giocavamo un calcio moderno, impostando dal basso quando ancora non lo faceva nessuno. Oggi è la norma”.
Lucescu sul Brescia
Fu proprio con il club lombardo che Lucescu lanciò un giovanissimo Andrea Pirlo, non ancora sedicenne: “Gli dissi che doveva mettersi in testa di puntare alla Nazionale”. Nonostante fosse stato contattato anche dal Porto, all’epoca in Coppa dei Campioni, scelse di restare fedele alla parola data a Corioni: “Feci un po’ di confusione con i contratti, ma avevo promesso prima a lui. Pinto da Costa, lo storico presidente dei portoghesi, non me l’ha mai perdonata. Ogni volta che ci siamo incontrati da avversari negli anni mi ha sempre rinfacciato quella cosa”.
La parentesi nerazzurra
Meno felice l’avventura all’Inter, dove accettò un incarico sapendo di essere solo una soluzione provvisoria in attesa dell’arrivo di Lippi: “I giocatori sapevano che non sarei rimasto e questo ha complicato tutto. Questo mi ha creato problemi coi calciatori che avevano il contratto in scadenza: mi dicevano che dovevano giocare per rinnovarlo, mentre io tanto non sarei rimasto.
Arrivai a dicembre e nelle prime cinque partite avevamo segnato una marea di gol, giocavamo un calcio eccezionale, ma prendevamo dei gol stupidi. Dopo la sconfitta con la Sampdoria decisi di dare le dimissioni per far capire ai giocatori che dovevano prendersi la responsabilità di quegli insuccessi. Moratti fu eccezionale e continuò lo stesso a pagarmi lo stipendio”.