Mourinho tra calcio e Formula 1: “La Ferrari come il Real. Chivu? Gli auguro tutto, ma non il triplete”

Da Silverstone, dove nel weekend si corre il Gran Premio di Gran Bretagna di Formula 1, José Mourinho si concede ai microfoni di Sky Sport. L’ex allenatore di Roma e Inter, oggi tecnico del Fenerbahce, è in Inghilterra in vacanza ma annuncia che il relax è agli sgoccioli: “Finisco domani le vacanze, quindi mi perderò il Gran Premio. L’amico Domenicali non è felice, ma domani torno a Istanbul: inizia la stagione”. Interpellato sulle similitudini tra calcio e Formula 1, Mourinho spiega di provare a comprenderle meglio grazie anche alle chiacchierate con gli amici del paddock: “La pressione è simile”, osserva. “C’è un po’ di transfer da fare, ma ci sono punti in comune”.
Il pensiero per Diogo Jota
Il tecnico portoghese dedica poi un pensiero commosso a Diogo Jota, dopo la tragica notizia della sua scomparsa. “Quando qualcuno se ne va, è facile dire che era bravo. Ma lui lo era davvero”, dice con emozione. Mourinho condivideva con Jota lo stesso procuratore e racconta di un ragazzo amato da tutti, che non cercava attenzioni o protagonismo, ma che si era fatto notare per i suoi successi. “I suoi tre bambini ora dovranno crescere senza papà. La moglie lo amava da sempre, e i genitori hanno perso entrambi i figli. Non capisco. Magari un giorno capirò”.
La Ferrari come il Real Madrid
Spazio anche a una riflessione sulla Ferrari, squadra che paragona senza esitazioni al Real Madrid: “È così, è il Real della Formula 1. Quando non vinci, devi trovare la forza di resistere a te stesso, perché né i tifosi né i proprietari ti daranno tempo. Con la Ferrari, quando entri in pista hai già vinto… ma poi ci sono due ore di gara”. E su Lewis Hamilton, oggi in pista con la Rossa: “Gioca in casa, ha sempre fatto podio. Nessuno si aspettava l’ultima vittoria: chissà, magari questo è il posto giusto per farcela anche con la Ferrari”.
I ricordi del triplete e l’augurio per Chivu
Infine, Mourinho si lascia andare a qualche considerazione sull’Italia e sul suo passato: “Forse in Italia mi si rimpiange perché nessuno riesce più a vincere la Champions con una squadra italiana”, dice con un sorriso amaro. A Cristian Chivu, uno dei suoi pupilli, dedica parole affettuose: “È uno dei miei bambini. Ha grande personalità e ha imparato molto dalla sua carriera. Ora è un allenatore diverso, sta facendo una transizione importante. Gli auguro di vincere tutto… ma non il Triplete. Quello voglio averlo vinto solo io con l’Inter”.