Boban, duro attacco al Milan: “Avevo preso Olmo e Szoboszlai. Maldini? Una vergogna”

“Lasciai la FIFA, Maldini mi chiamò quando Leonardo andò via. Paolo voleva andare via, gli dissi: ‘Sei più tu Milan del Milan che c’è oggi, non puoi andare via’. Paolo era incerto se restare o no, io invece ero felice di tornare nella società che amo profondamente. Non sono nato milanista ma lo sono diventato. Questa società ha qualcosa di diverso rispetto a tutte le altre che ho conosciuto. Arrivo, mi rendo conto che la squadra va cambiata tutta e in sei mesi abbiamo cambiato 13 giocatori. Era chiaro che non eravamo completi, infatti dopo il mercato dico in un’intervista che i bimbi da soli non possono giocare… E in società erano abbastanza incazz… Ma ho dovuto dirlo perché era giusto così, non potevano crescere da soli e infatti a gennaio prendiamo Kjaer e Ibrahimovic, due innesti fondamentali per tutto il viaggio verso lo Scudetto. Io lascio due mesi dopo per le ragioni che i milanisti sanno. Senza quei due, soprattutto senza Ibrahimovic, nulla sarebbe stato creato di quel Milan che poi andrà verso lo Scudetto e verso un’identità che Pioli, pur con tante cose sulle quali non ero d’accordo, è riuscito a inculcare”. Così, in una lunga e interessante intervista concessa al canale YouTube ‘Milan Hello’, Zvonimir Boban rivolge un durissimo attacco al club rossonero, del quale ha fatto parte prima da calciatore e poi da dirigente: “C’era un accordo con Paolo: lui aveva più da dire sui difensori. Invece sull’inquadratura tattica, io che ho giocato centrocampista in tutti i sistemi, capivo certe dinamiche meglio di lui. Alla fine sceglievamo insieme i giocatori, non ce n’è mai stato uno preso senza che l’altro non fosse d’accordo. Magari l’operazione Saelemaekers è stata simpatica, ho fatto quasi tutto io: operazione da 6 milioni, diventata poi da 8 e qualcuno lo dovrà spiegare forse un giorno. Devo dire, per non essere inelegante, che ho fatto delle cose con Furlani molto strane, nel senso che dovevamo convincere Gordon Singer di lasciarci almeno un po’ di soldi dalla vendita di Suso e di Piatek”.
Boban sulle difficoltà del Milan
“Quando mi sono accorto delle difficoltà? Dall’inizio. Già con Paolo a casa, quando mi hanno raccontato come funzionavano le cose, mi sono detto: ‘Allora dobbiamo lottare contro la nostra proprietà per il bene del Milan’. E Paolo mi disse: ‘Più o meno’. L’ho accettata come una sfida molto grande, per me è finita presto ma rifarei tutto perché andava fatto. Già ad agosto mi hanno tolto il potere di firma senza dirmelo, stranamente. A tutti quelli che vogliono sapere come sono andate le cose dico, leggete l’intervista di Paolo Maldini a ‘La Repubblica’: quella è sacrosanta verità. Poi ci sono tanti dettagli brutti, ma non carichiamo la gente di piccole storie inutili e di cattiverie ridicole. Ci avevano messo accanto un certo Endrick che non so cosa ne capisca di pallone, doveva avallare quello che facevamo come un controllore tecnico. Io avevo firmato un contratto di tre anni e doveva essere: il primo di pulizia, il secondo di stabilità e il terzo di competitività. In tutte le attività del mondo ci vogliono tre anni, figurati in un club come il Milan. Ma loro dopo tre mesi ci hanno quasi delegittimato con una ‘imboscata’, come l’ha chiamata Paolo. Ma funziona così, il fondo funziona così: se compro a 10 domani deve valere 15, non c’è logica, non è gente di calcio. Non è cattiveria, è che non capiscono di calcio. In un’intervista del febbraio del 2020 ho parlato di tre concetti chiave, ambizione, milanismo e italianità? Io parlai di de-milanizzazione, quella era la paura. Ed era chiaro che si volesse far perdere quella forza del voler appartenere. Perché è un’emozione troppo grande per qualcuno che vuole controllare diversamente la cosa. ‘Always Milan’: che caz… vuol dire? Tutto il mondo sa cosa è il Milan, loro hanno messo ‘Always Milan’ anche sul pullman. Per favore… Ovvio che dà fastidio, appiattisce, ti fa diventare quasi un robot. L’idea è quella, che i tifosi diventino clienti, i giocatori diventino asset. E via così, questa è la loro via. Venni licenziato per giusta causa, com’è andata a finire? Alla fine la giusta causa non sussiste, è stato dimostrato. Nel secondo grado è stata tolta la parte che il Milan doveva pagarmi per la reputazionale, diciamo. Però la giusta causa, che è la cosa più importante, per me personalmente non esiste. Adesso ci dobbiamo ancora trovare per chiuderla in santa pace”, ha aggiunto Zvonimir Boban.
Boban e il rapporto con Moncada
“Il rapporto con Moncada, cui qualcuno tendeva ad attribuire certe operazioni per screditare me e Maldini? È un ottimo scout, un ottimo capo scout. Ma tutti gli uffici scout al mondo conoscono gli stessi giocatori. Magari capita che uno arriva a questo o quello, ma su Leao per esempio tutto il mondo sapeva… Era importante capire se Leao poteva cambiare certi atteggiamenti per giocare al Milan. Moncada è un ottimo scout o capo scout, ma poi i giocatori li sceglievamo noi. Lui te li presentava e non entrava mai nel merito, anche elegantemente. Perché non è il suo, cosa ne sa lui cosa vuol dire giocare a San Siro o meno? Credo che abbiamo dimostrato di capire chi poteva e chi no. Alla fine non è che si sono sbagliati degli acquisti, ma sono cose dette per denigrare la forza del lavoro di Paolo, visto che è rimasto tanti anni mentre io sono rimasto sette mesi. Sette mesi in cui però è stata fatta quella rivoluzione, in cui sono state poste le basi per quella che è stata la squadra che ha vinto lo Scudetto”, ha detto ancora Boban.
Boban su Dani Olmo e Szoboszlai
“Calciatori che mi hanno impedito di acquistare? Personalmente sono andato a chiudere Dani Olmo. Non hanno voluto farlo, era gennaio 2020. Era tutto accordato, si doveva solo alzare qualcosa, ma era un affare da 18 milioni più 2. Il ragazzo non chiedeva nemmeno troppo. Poi si doveva pagare qualcosa in più e alla fine non ho avuto alcuna risposta, quindi era chiaro che fosse un no… Poi avevamo preso anche Szoboszlai, era tutto accordato: 20 milioni della clausola al Salisburgo. Anche lì mi è stato negato e mi sono detto: ‘Ma che roba è?’. Poi ho cercato di vederli ma non hanno voluto per due mesi, così ho dovuto fare quello che ho fatto. A qualcuno è sembrata improvvisa come cosa, ma non lo è stata. Io non è che potessi ogni giorno dire cose pubblicamente o spingere per vederci per un chiarimento che poi non è mai arrivato. Eravamo d’accordo che tutto quel che vendevamo sarebbe stato reinvestito, quindi c’erano quasi 50 milioni da Suso e Piatek. Questi due – Olmo e Szoboszlai – sarebbero arrivati da quei due. Su Olmo non ero certo all’inizio, perché in campo aveva una posizione abbastanza strana: il suo ruolo ideale era dietro la punta ma la nostra idea di gioco era il 4-3-3 o il 4-2-3-1 che poi abbiamo visto. In quel caso sarebbe stato ideale farlo giocare esterno perché Calhanoglu non poteva farlo. Lui è un playmaker e un 8, ma non un 10, perché non fa l’uno contro uno e non ha velocità. Infatti alla fine con Brahim Diaz in quella posizione si è fatto di più. Szoboszlai lo chiudemmo a Innsbruck, Paolo non era venuto perché aveva paura che lo riconoscessero. È un’icona, dove vai vai lo riconoscono. Quindi Ricky e io siamo andati col papà di Szoboszlai. Avevamo chiuso l’affare, il ragazzo voleva venire subito: negato. Ho dovuto dirgli: ‘Guarda, vediamo per l’estate’. Lui delusissimo, voleva venire subito al Milan. Lui non è un grandissimo giocatore, ma un ottimo giocatore. Olmo potenzialmente lo era. Szoboszlai nella mia testa era un 8 e alla lunga poteva diventare un grandissimo play”, ha proseguito Boban.
Boban su Maldini
“La cacciata di Maldini? Una pagina vergognosa, fatta in maniera vergognosa. Indecente, inaccettabile e potrei dire altre mille cose brutte. Soprattutto inspiegabile anche per loro. Per loro Paolo rappresentava l’ultimo ostacolo per fare quello che volevano. Tanto ha inciso il fatto di Tonali, Paolo non l’avrebbe mai lasciato andare. Siamo davanti a 70 milioni di differenza. Sono tanti soldi, ma che non sarebbero mai dovuti arrivare al Milan perché Tonali non doveva andare via dal Milan. Perché il ragazzo è milanista. Quando li avevamo contattati all’inizio, mi disse che non sarebbe mai andato alla Juventus e all’Inter. Paolo e Ricky lo presero a una cifra super, per un giocatore così. Lui al primo anno era irrigidito dall’amore verso il Milan, dal rispetto verso lo stadio e in tanti si fecero delle domande. Mio papà mi diceva: ‘Ma guarda, ha paura di giocare’. Era vero, ma date le potenzialità necessitava di un anno di rodaggio e di respirare libero. Prima non era libero, era troppo milanista”, ha concluso.