Fiorentina, Palladino allo scoperto: “Il mio addio? Vi spiego tutto…”

Ha tante cose da raccontare Raffaele Palladino sull’ultimo anno a Firenze. Lui che ha centrato l’obiettivo europeo arrivando settimo in classifica, e approfittando dello scivolone della Lazio in casa contro il Lecce all’ultima giornata, lui che ha continuato a coltivare il sogno della Conference League arrivando fino in semifinale, prima di sbattere la testa contro il Betis Siviglia. Lui che aveva rinnovato il proprio contratto con la Viola, prima della rottura con una parte della società, la stessa che non avrebbe mai prolungato l’accordo dopo quella stagione. Oggi Raffaele Palladino torna a parlare della Fiorentina, dei suoi calciatori, di quel Moise Kean che aveva sognato già quando allenava a Monza e che lui, e per ora solo lui, ha riportato a un livello degno dell’attaccante titolare della Nazionale italiana. Intervenuto ai taccuini della Gazzetta dello Sport, Palladino ha parlato di tutto, svelando anche i motivi del suo addio da Firenze.
Palladino spiega l’addio dalla Fiorentina
«Tanti mi hanno dato del matto. Io intendo il calcio come un puzzle, tutti i pezzi si devono incastrare per funzionare. Sono orgoglioso del lavoro fatto a Firenze, ma non c’erano più le condizioni per andare avanti insieme. Idee e visioni troppo differenti. Il rinnovo? Me lo ricordo bene quel giorno. Sul momento mi aveva fatto piacere, ma ragionando poi a mente fredda, sentivo che restare non era più possibile. E questa sensazione me la portavo dentro da un po’. Non sono mai stato nella mia carriera legato a soldi e contratti. Non avevo nulla quando ho deciso di lasciare la Fiorentina e il tempo lo ha dimostrato. Anzi, per una settimana non ho nemmeno risposto ai messaggi. Quali giocatori mi hanno scritto? Tutti. Non se l’aspettavano, avevo parlato solo con il mio staff e poi direttamente con la società. Devo dirlo: le videochiamate e i messaggi dei ragazzi mi hanno fatto piangere. Con loro ho vissuto momenti belli e altri molto difficili, per questo si è creato qualcosa di speciale. Infatti ci sentiamo ancora oggi».
I momenti vissuti a Firenze: dai successi alla paura per Bove
«Il momento più bello a Firenze? Ne dico tre: le vittorie in casa contro Milan, Inter e Juventus. Serate indimenticabili per la città. E sì che abbiamo sempre giocato con quasi mezzo stadio chiuso per i lavori. Quello choc è uno. Rischiare di perdere per sempre un pezzo di noi è stato tremendo e in spogliatoio c’era chi non voleva manco più allenarsi. Per fortuna un miracolo ha salvato Edo, poi ci è voluto un lavoro psicologico delicato per ricominciare tutti insieme. E qui Bove è stato semplicemente fantastico: veniva al Viola Park, ci dava la carica, era sempre con noi. Per me è diventato come un fratellino. Spero davvero possa tornare a giocare a calcio. Edo vive per il pallone e deve mettercela tutta per rientrare. Ma anche se non dovesse accadere, lui sa che un domani avrà un posto sicuro nel mio staff».
La scommessa tra Palladino e Kean
«Avevamo una scommessa fissata a quota 15: l’ha vinta lui. Con Moise è scoccata una scintilla, lo volevo già a Monza ed è stato il primo nome che ho fatto, insieme al dt Goretti, quando sono arrivato a Firenze».