Serie A

Juve, Tudor: “Noi dobbiamo sempre vincere. Sul mercato…”

Tra Mondiale per Club, conferma e calciomercato Igor Tudor ha programmato le prossime settimane in casa Juve
Igor Tudor, Juve
Igor Tudor, Juve

Mancano meno di ventiquattro ore all’esordio della Juve nel Mondiale per Club. Quella contro l’Al-Ain sarà la prima partita del ciclo Igor Tudor sulla panchina bianconera. Concluso il campionato da traghettatore post Thiago Motta, il tecnico croato ha raggiunto al qualificazione in Champions League, strappando la conferma come allenatore della Juventus, favorito anche dal rifiuto di Gian Piero Gasperini che ha preferito accettare la Roma, come confessato da lui stesso nella conferenza stampa di presentazione a Trigoria. Tudor guiderà la Vecchia Signora al Mondiale per Club e nel corso della prossima stagione, ragionando partita per partita e obiettivo per obiettivo con lo scopo finale di puntare a vincere tutto. Intervenuto sulla Gazzetta dello Sport, l’ex allenatore di Lazio e Marsiglia ha espresso la volontà di non rinunciare a nulla e di essere protagonista in ogni competizione, come impone il DNA juventino.

Tudor tra obiettivi raggiunti…

«Sia in campionato sia in queste tre settimane non ho mai avuto la sensazione che dentro la squadra regnasse un clima di incertezza. Per me è sempre stato tutto molto chiaro, forse da fuori potete aver avuto una sensazione diversa da quello che ho vissuto io, ma vi assicuro che mi sono sempre sentito bene e i ragazzi sono stati eccezionali per professionalità e predisposizione al sacrificio. Io ero in una bolla mentale con la concentrazione massima. Champions League? Ero sicuro che avremmo centrato l’obiettivo e ci siamo riusciti».

…e da raggiungere

«Il Mondiale per Club però è diverso, abbiamo fatto una preparazione non usuale per gli impegni delle nazionali, ho avuto il gruppo non al completo. I giocatori però sanno bene quali sono gli obiettivi se fanno parte di questo club: si partecipa sempre per vincere. Troppe partite? Io vedo un calcio in cui si gioca sempre di più ma si smette anche più tardi, perché si mangia meglio, ci sono gli allenatori privati e tante cose che aiutano ad allungare la carriera. La gestione dipende sempre da un allenatore, io posso dire che quando si sente la musichetta della Champions League non c’è più stanchezza e tutti vogliono giocare. Bisogna essere bravi ad andare sempre con la miglior squadra ma senza stancarsi troppo».

Il sostegno dei calciatori

«È bello perché alla fine quello che conta sono i giocatori e il loro pensiero. Io sono esigente come allenatore, anche in un mondo in cui si sta perdendo la coerenza e si tende a non risolvere i problemi che si presentano, io resto me stesso. Non sono uno che mette la polvere sotto il tappeto. Un calciatore in una settimana tra partite, viaggi e riposo fa due-tre allenamenti in cui esce con la lingua di fuori: ecco, quello per me è il minimo indispensabile. Non puoi non farlo. Un allenatore ora è molto di più, deve riuscire a gestire tutto e cercare di essere giusto».

Mercato

«Con tre acquisti la squadra è competitiva, in più ci sarà il ritorno di un giocatore importante come Bremer, che qui negli Stati Uniti si sta allenando insieme a noi, e di Cabal. Sono contento dei miei ragazzi, la società farà il massimo. Sono sicuro che saremo più forti dell’anno scorso».