Marchetti: “Al Genoa Blessin ci umiliava. Pandev è scappato per non arrivare alle mani”
Federico Marchetti, nel corso della sua lunga carriera tra i pali, ha indossato diverse maglie e lavorato con numerosi allenatori. Uno di questi, però, è rimasto impresso in modo decisamente negativo. In una lunga intervista concessa a La Gazzetta dello Sport, l’ex portiere non usa mezzi termini nel parlare di Alexander Blessin, definito senza esitazioni “il peggior allenatore mai visto”.
La difficile esperienza con Blessin al Genoa
L’attuale tecnico del St. Pauli ha allenato anche il Genoa nella stagione 2022/23, un’esperienza che Marchetti ricorda con grande amarezza. Secondo il racconto dell’ex portiere, Blessin avrebbe avuto un atteggiamento discriminatorio e offensivo nei confronti di diversi giocatori italiani. “Dovevo andare al Napoli al posto di Meret, invece sono finito al Genoa e non ho mai giocato”, racconta Marchetti. “Una gestione ridicola da parte di personaggi rivedibili. Blessin? Quello che penso lo avete già letto su Instagram. È stato il peggior allenatore che abbia mai avuto: ci trattava di m… e ci umiliava continuamente, anche singolarmente”.
Marchetti entra poi nel dettaglio, facendo nomi e raccontando episodi pesanti: “Prendeva i giocatori e li insultava. Odiava gli italiani. Con Calafiori era durissimo, lo chiamava “italian bastard”. Soffriva me, Criscito e Behrami. Non è un caso che Pandev abbia scelto di andare al Parma in Serie B pur di scappare. È normale che uno che ha vinto tutto finisca a fare tiri con i ragazzini a fine allenamento? Lo umiliava in continuazione. Pandev se n’è andato prima di arrivare allo scontro fisico”.
La parentesi delicata a Cagliari
Nell’intervista, Marchetti affronta anche un capitolo molto delicato della sua carriera, quello vissuto a Cagliari, segnato dalla depressione. “Stavo male, non ero mentalmente pronto per giocare. Lo dissi al preparatore dei portieri, spiegando che non me la sentivo. Non fui capito. La società comunicò solo che ero infortunato, ma la verità era un’altra: avrei avuto bisogno di sostegno, non di essere lasciato solo. La depressione è una malattia e va trattata con serietà, ho subito una forma di mobbing camuffato: mi allenavo con la prima squadra ma non venivo mai convocato. Da lì è iniziata una guerra senza fine. In tribunale mi presentai con un vestito viola solo per innervosire Cellino: aveva gli occhi sbarrati”.
I rimpianti di Marchetti
Infine, il rimpianto di una carriera che avrebbe potuto prendere strade diverse: “Mi volevano in tanti. Durante il Mondiale ci furono contatti con Sampdoria, Roma e Milan. Allegri, con cui ho sempre avuto un grande rapporto, mi voleva portare con sé. Ma il presidente Cellino rifiutava ogni offerta, e muoversi era praticamente impossibile”.