Serie A

Milan, Conceicao: “Piansi per la Supercoppa. In quei 6 mesi…”

Ripartendo dalla vittoria in Supercoppa Italiana, Conceicao ricorda i 6 mesi al Milan tra critiche e spiegazioni
Sergio Conceiçao, allenatore Milan
Sergio Conceiçao, allenatore Milan (Getty Images)

Neanche un anno fa la finale di Supercoppa Italiana metteva Milan e Inter l’una contro l’altra. I nerazzurri di Simone Inzaghi si presentavano da Campioni d’Italia in carica, i rossoneri da secondi classificati nel campionato precedente. Una partita che si presentava scontata sulla carta, per un Milan che stava attraversando un periodo drammatico e che aveva appena cambiato allenatore, esonerando Fonseca e dando il benvenuto a Conceicao. L’ex esterno nerazzurro e compagno di squadra di Inzaghi alla Lazio, aveva in servo però uno scherzetto. Dopo aver concesso agli avversari di portarsi avanti per 2-0, dal 50′ ha completamente ribaltato l’Inter, portandosi a casa il secondo trofeo milanista dal 2017 a oggi (l’altro è lo Scudetto di Pioli).

La Supercoppa Italiana: Conceicao ricorda il successo

Nel giorno della finale di Supercoppa Italiana tra Napoli e Bologna, per ricordare quanto fatto nell’edizione passata, Sergio Conceicao – oggi allenatore dell’Al-Ittihad – è intervenuto ai taccuini della Gazzetta dello Sport: «Ricordo giorni di lavoro intensi a livello di analisi video, di motivazioni e di discorsi per entrare subito nella testa dei calciatori. Battemmo la Juve di mio figlio Cisco e poi l’Inter in rimonta. E piansi. Il sigaro? Una promessa. I giocatori, che avevano visto dei video, mi chiesero di fumarlo in caso di vittoria. Col Porto l’avevo fatto 11 volte, ovvero dopo aver vinto trofei. L’allenatore che ne ha vinti di più. E quindi l’ho rifatto. Stasera non ho favoritismi, e non vorrei parlare neanche di giocatori perché poi è un attimo che scrivono che ci interessano. Vedrò la partita, Bologna e Napoli sono belle da vedere. La sfida tra Conte e Italiano è uno spot per il calcio. Antonio è un ossessionato, come me, e infatti l’ossessione batte il talento. Vincenzo, invece, gioca un bel calcio, tant’è che l’anno scorso abbiamo perso la finale di Coppa Italia contro di lui. Un rimpianto grande».

Conceicao e i 6 mesi al Milan

«Dal 2016 a oggi solo due allenatori hanno vinto trofei in rossonero: Pioli, con lo scudetto, e io. Se sommiamo i punti del nostro periodo abbiamo avuto un ritmo da Europa League, quinto posto. I risultati ci sono stati: penso ai due derby vinti e al successo con la Roma. Dispiace per la finale di Coppa Italia, ma alcune cose non mi sono piaciute. C’era instabilità a livello societario, attorno alla squadra l’ambiente non era buono. Per questo mi tengo stretto ciò che abbiamo fatto. Inoltre, la dirigenza non mi ha supportato. Le faccio un esempio: dopo aver vinto la Supercoppa giocammo col Cagliari. In quel periodo giravano già le voci che il club stesse seguendo altri allenatori. Io pensavo a lavorare e a vincere, col peso dei risultati. Non ho avuto tempo di lavorare a tutti i livelli. Sarei rimasto solo con alcuni cambiamenti».

Tradito dai calciatori?

«I calciatori non mi hanno mai tradito, anzi, erano con me. L’ha detto anche Theo nell’intervista che avete fatto: dopo il Feyenoord, quando la gente diceva che l’avesse fatto apposta a farsi espellere, io l’ho difeso. In molti mi hanno scritto quando sono andato via. Io pretendo rigore, esigenza e poi relax quando c’è da rilassarsi. Se uno si presenta con un chilo in più, arriva in ritardo o cose simili io non posso tollerarlo. Per me, alla fine, i giocatori sono tutti uguali»

La Lazio, le offerte e il rapporto con Inzaghi

«Con la Lazio ho avuto contatti, ma non solo. E anche prima di firmare per l’Al-Itthiad ho avuto offerte. Qui il campionato è competitivo, le ambizioni alte, ci si allena nel pomeriggio e non la mattina. Bisogna adattarsi alle dinamiche culturali. Ma questa è una sfida, e io amo sfide così. Il rapporto con Inzaghi? Ci siamo sfidati a ottobre e ha vinto lui. Ero appena arrivato. Dopo Porto-Inter, dove i suoi ebbero un bel po’ di fortuna, non lo salutai perché in fondo sono così, durante le partite vado in trance, ma è un grande allenatore. Abbiamo vinto lo scudetto nel 2000. Il rapporto è buono. Un ritorno in Italia? So che lo farò…».

Successi e delusioni

«Il successo più grande da calciatore è lo scudetto del 2000 con la Lazio, il più incredibile di sempre. Io, Sinisa e Stankovic ascoltavamo la radio nello spogliatoio. Era un gruppo di personalità, pieno di piccole risse ogni giorno, ma Eriksson sapeva gestirci. Ricordo anche la Supercoppa Europea del 1999, con lo United: Ferguson disse che il suo più grande rimpianto fu quella sconfitta. La delusione più grande? Lo scudetto perso con l’Inter il 5 maggio 2002. Consolai Ronaldo in lacrime in panchina, ero accanto a lui. Nessuno ci poteva credere. A Milano ho avuto difficoltà: Cuper non mi dava fiducia, ma era un gruppo di campioni.