Parla Soulé: “Ho detto no a Spalletti per la Nazionale. A gennaio volevo lasciare la Roma”

Da gennaio a maggio della stagione 2024/2025, Matias Soulé ha vissuto una sorta di rinascita calcistica. Dopo un avvio opaco con la Roma, l’arrivo di Claudio Ranieri ha cambiato tutto: il talento argentino ha trovato fiducia, spazio e continuità, diventando un punto fermo della squadra. Il suo inizio nella Capitale era stato tutt’altro che semplice, anche a causa del rifiuto di indossare la maglia della Nazionale italiana da oriundo. Non era una presa di posizione contro l’Azzurro, ma la ferma volontà di aspettare l’Albiceleste, con la speranza di ricevere prima o poi una chiamata dall’Argentina.
Soulé e la Nazionale
Intervistato dal canale YouTube “Los Edul” di Gaston, Soulé ha raccontato alcuni retroscena. Ha spiegato che Luciano Spalletti lo aveva cercato ai tempi del Frosinone, allenato da Di Francesco, che conosceva bene l’allora ct azzurro. In quel periodo aveva ricevuto un messaggio dal suo allenatore che gli anticipava la telefonata del tecnico della Nazionale. Effettivamente, Spalletti lo aveva chiamato per complimentarsi e per proporgli una convocazione, consapevole del suo passaporto italiano. Addirittura, il ct si era presentato al centro sportivo del Frosinone per incontrarlo di persona e chiedergli una decisione in vista dell’Europeo. Soulé ha ammesso di essere rimasto sorpreso da quella visita, ma aveva ribadito che avrebbe aspettato l’Argentina. A suo dire, accettare l’Italia sarebbe stata la scelta più facile, ma il suo sogno era un altro. Spalletti si era mostrato comprensivo. Oggi, Soulé è ancora in attesa di quella chiamata, consapevole della forte concorrenza, ma determinato a non smettere di crederci.
I ricordi dell’argentino
Soulé ha parlato anche della sua esperienza con la Juventus e dell’ammirazione per Dybala e Ronaldo. Ricorda con emozione quando, a 17 anni, aveva incontrato Dybala per la prima volta: pur non conoscendolo personalmente, l’attaccante argentino aveva accettato l’invito a casa sua per un asado con il padre. Ora, dice, tra loro c’è amicizia e confidenza. Anche con Cristiano Ronaldo aveva condiviso un mese di allenamenti: un giorno, mentre mangiava con un amico, CR7 si era seduto con loro e avevano passato un’ora a chiacchierare. Infine, ha ricordato l’esperienza a Frosinone, dove – pur con la retrocessione all’ultima giornata – aveva avuto modo di crescere. Era arrivato in Italia da minorenne, insieme alla famiglia, senza pensarci troppo: un percorso veloce e intenso, che ora lo ha portato a ritagliarsi finalmente un ruolo da protagonista.