Sarri a 360°: tra il Milan, Napoli e la Lazio di oggi
Maurizio Sarri non ha parlato in conferenze stampa alla vigilia della partita tra Lazio e Milan, in programma a San Siro domani, sabato 29 novembre, alle ore 20.45 e valida per la tredicesima giornata di Serie A. Il tecnico toscano toscano, però, è intervenuto ai microfoni della Lega di Serie A, in un’intervista in cui si è raccontato a trecentosessanta gradi, parlando delle sue esperienze passate con Napoli, Chelsea e Juve, ma anche dell’attuale calcio italiano e dei giovani allenatori in rampa di lancio, prima di concentrarsi sull’attuale avventura alla Lazio, colma di difficoltà per via del mercato bloccato e dei notevoli infortuni che hanno colpito la rosa a disposizione.
La gavetta
«Il periodo senza allenare? Ho visto tante partite, non è che sia cambiato qualcosa, nel mondo del calcio rimani dentro. Purtroppo la storia familiare non è stata bellissima, sono stato preso da storie non simpatiche. La mia vita è cambiata per una serie di contingenze che ti capitano, non c’è bisogno di grande coraggio. Si comincia a scalare categorie in cui si fa un passo indietro o uno in avanti. Io avrei continuato lo stesso a farlo, è una storia di passione, che mi diverte. Non avrei fatto comunque fatica. Da quando lo faccio di professione la sensazione di andare a lavorare non ce l’ho mai avuta. A un certo punto l’obiettivo è stato quello di farne una professione, senza avere queste ambizioni così alte. Ho iniziato dalla Serie C, le circostanze e la fortuna mi hanno portato più in alto di quello che pensavo. L’esordio più importante? Quello a Napoli è stato tanta roba. Per me è stato un giorno pieno di emozioni. Io ho preso quella squadra senza cambiare tanti giocatori, c’erano tutte le cose al punto giusto nel momento giusto. Calcio straordinario, divertente da vedere. Non abbiamo vinto niente ma è stato un calcio bellissimo.».
Il Sarrismo
«È un’ipotesi, poi bisogna confrontarsi con quelli che sono i calciatori a disposizione, non sarà mai lo stesso. Le idee bisogna adattarle a quello che hai a disposizione. Nessuna squadra che ho avuto in seguito ho avuto la possibilità di replicarlo.»
I giocatori più forti di Sarri
«Cristiano Ronaldo alla Juve. Higuain e Mertens a Napoli. Un giocatore che in quel momento era sottovalutato era Albiol. Tra i centrocampisti dico Jorginho e Kante. Mi stavo dimenticato Hamsik, che avrebbe meritato di più in carriera. Era un calciatore da Barcellona e da Real Madrid. Se ne potessi portare uno alla Lazio ? Direi Marek, siamo alla ricerca di costruire una base solida per fare due o tre innesti per diventare competitivi.»
Presidenti e fondi
«Sempre meglio un presidente tosto che un fondo straniero. È ovvio che il presidente sia una figura dominante, io per tutta la carriera ho avuto presidenti così. A volte meglio una litigata faccia a faccia che un fondo quando non sai con chi parlare. Le litigate? Fanno parte del gioco, della volontà di crescere. Se alla base c’è voglia di crescere, allora fanno bene.»
La Lazio
«Che sarebbe stato un anno difficilissimo. Penso che siano stati i cinque mesi più difficili della mia carriera, tra le altre cose però anche divertenti. La componente gusto c’è, questo è già tanto. Condividere le preoccupazioni con lo spogliatoio? No, devono essere dello staff, altrimenti si crea un alibi. La situazione è questa, bisogna conviverci e andare avanti. Se sono più morbido? Nel processo di invecchiamento si diventa più pazienti, ma non penso più morbido. Come vorrei finire la mia carriera? Con la Lazio che riesca a prendere il Flaminio, che alla prima partita ci sia io in panchina e che lo stadio si chiami Tommaso Maestrelli.».
Il Milan
«Le storie estive quando passano non hanno più molto senso. Io mi metto seduto sulla panchina della Lazio. La prima volta contro Allegri? Finì 0-0. Zero tiri in porta, uno spettacolo indecoroso (ride, ndr). Il mio rapporto con Allegri? Buono, è un toscano, quindi buono. Si può avere un’idea di calcio diversa, ma c’è comunque un buon rapporto».
Gli allenatori del futuro
«È normale che sia così. Cesc Fabregas è un ragazzo con un’intelligenza sopra la media, è destinato a fare grande cose. A me piace anche Grosso. Chivu? Mi sembra che abbia grande personalità, è entrato in un ambiente difficile, che ha già tante vittorie, però lo ha fatto con gran piglio. Manca uno come Giampaolo secondo me una panchina in Serie A la meriterebbe sempre».