Zanetti si racconta: aneddoti ed emozioni dei suoi 10 anni all’Inter. E su Ronaldo…

Lunga intervista di Javier Zanetti al sito ufficiale dell’Inter ripercorrendo i suoi 30 anni al club nerazzurro. “Ricordo il mio arrivo a Milano. Terrazza Martini, presentazione, insieme a Rambert. Tanti uomini che hanno fatto la storia dell’Inter ad aspettarci: Giacinto Facchetti, Luis Suarez, Angelillo, Bergomi, il presidente Moratti. Diluvio universale quella mattinata a San Siro. Però è stata la prima scoperta del mondo Inter” ha detto l’argentino.
Le sconfitte e le vittorie
“Sconfitte brutte? Il campionato perso nel 2002…sono sconfitte che ti fanno capire tanto, che ti danno tanta tristezza, tanta rabbia. Però è servito per vincere tutto quello che abbiamo vinto dopo e scrivere delle pagine molto importanti per la storia di questo club. Tolta la Champions, tengo tanto alla finale della Coppa Uefa a Parigi. Perché dopo aver perso la finale come l’abbiamo persa l’anno precedente, c’era questa voglia di rivincere, di riscatto e avere la fortuna anche di fare un bellissimo gol in quella finale, credo che sia uno dei momenti più belli che ho vissuto qui all’Inter. Era il mio primo trofeo internazionale con questo club” ha aggiunto Zanetti.
Zanetti su Ronaldo
Su Ronaldo: “Il fenomeno, credo che la parola lo definisca, era un fenomeno. Le cose che faceva, che tu vedevi in allenamento, ti sorprendevano ogni giorno. Perché? Perché Ronnie era simpatico, era sempre uno molto positivo e poi ti rendevi conto che averlo con te era un grande vantaggio. Quelle stagioni che abbiamo giocato insieme abbiamo visto credo che il miglior Ronaldo perché era arrivato qui all’Inter il Ronaldo dopo il Barcellona che era in sua piena maturità, in sua piena forma e penso che sia stato il colpo più importante dell’era Moratti”.
Le parole di Zanetti
Infine, l’attuale vice presidente dell’Inter ha concluso: “Fotografia di questi 30 anni? Il pianto di Madrid sicuro, perché là volevo completare un percorso con questa maglia, quella sera lì io facevo 700 partite con l’Inter e avere la possibilità di sollevare quel trofeo e riportarlo di nuovo a Milano dopo 45 anni è stata una grande emozione. Poi tanti abbracci con il presidente Moratti, che mi rimarranno sempre nel cuore. Dopo quella finale, al fischio finale, l’abbraccio con Mourinho. Io sapevo che lui andava via. Ci siamo detti poco, soltanto quell’abbraccio voleva dire tanto. Poi Inter-Lazio la mia ultima partita, la porterò dentro, sempre, ogni momento, ogni istante”.