Serie B

Cessione Monza, Galliani: “Non mi vedo in una società senza Berlusconi. Che emozione la promozione…”

Le dimissioni diventeranno effettive il 29 settembre, a 50 anni esatti da quando Galliani diventò socio del club brianzolo

Adriano Galliani, dopo la cessione dell’80% del Monza da parte di Fininvest al fondo americano Beckett Layne Ventures, ha rilasciato una lunga intervista a La Gazzetta dello Sport spiegando che le dimissioni del cda diventeranno effettive il 29 settembre, una data che Galliani considera quasi simbolica: proprio il 29 settembre del 1975 era entrato come socio del club brianzolo, e il 29 settembre 2025 ne segnerà l’uscita. “Tra queste due date – ha detto – corre tutta la mia vita: 50 anni bianco-rosso-neri”.

L’amore per il Monza fin da bambino

L’ex ad ha spiegato che lascia con grande emozione: il Monza è la squadra che ama fin da bambino, quando la madre lo portava allo stadio. Alla nuova proprietà ha già espresso gratitudine per l’offerta di restare presidente, ma ha chiarito che non si vede in un club che non appartenga più a Silvio Berlusconi e a Fininvest.

Galliani ha ricordato alcuni episodi della sua infanzia legati alla squadra: la promozione in B del 1951, che visse a 7 anni aspettando il pullman di ritorno da Omegna, e il pareggio col Cagliari a cui assistette a 15 anni, pochi giorni dopo la morte della madre, spinto dal padre ad andare comunque allo stadio. Il suo primo eroe fu l’attaccante Cuzzoni di Pavia, e tra gli amori sportivi ha citato i dieci anni della Simmenthal Monza, il gruppo di Gigi Radice e Claudio Sala, fino agli anni Settanta in cui il sogno della Serie A sfumò più volte. In quegli anni, ha ricordato sorridendo, Renato Pozzetto in un film diceva: “Sono del Monza e non saliremo mai in A

La promozione in A

E invece quel tabù è stato sfatato il 22 maggio 2022 a Pisa. Galliani ha rivelato che nei 44 anni trascorsi accanto a Berlusconi non aveva mai visto il presidente così felice se non a Barcellona dopo la prima Champions del Milan. “La promozione del Monza – ha confessato – vale più di una Champions, perché il Milan ne aveva già vinte due, mentre il Monza non era mai stato in A”.

L’acquisto del Monza

Ha poi raccontato di come nacque l’acquisto del club nel 2018: durante un pranzo ad Arcore, aveva accennato a Berlusconi che il Monza era in vendita, e il presidente, invece di reagire negativamente come temeva, ordinò: «Adriano, vai e fai». Da lì partì la scalata dalla C alla Serie A, un’impresa che, secondo Galliani, solo Berlusconi avrebbe potuto realizzare.

Ripensando al percorso, Galliani ha parlato più di orgoglio che di tristezza: il Monza ha battuto Inter, Milan, Juve e Napoli, ha uno stadio con licenza Uefa e un centro sportivo tra i migliori d’Italia. Ha ricordato con emozione anche la trattativa lampo per Pessina, chiamato subito dopo la promozione, e il sogno condiviso con Berlusconi di creare una squadra in stile Athletic Bilbao, con tanti giocatori lombardi.

Ha poi ricordato l’intuizione di puntare su Raffaele Palladino, una scelta maturata con la consueta “benedizione” di Berlusconi ad Arcore, e ha elogiato Massimiliano Allegri, già indicato da lui stesso come uomo da Milan quando era al Cagliari: “Ha il physique du rôle. Giocava e vestiva bene. Un bel fioeu, direbbe Gullit”.

Su San Siro

Infine, Galliani ha parlato del futuro: pur non avendo più incarichi ufficiali, non smetterà mai di essere un ultrà del Milan, e sul nuovo stadio ha ribadito che l’unico luogo adatto resta San Siro. “Una città come Milano – ha detto – non può non avere uno stadio all’altezza del suo standard. L’eresia non è abbattere San Siro, ma pensare a Inter e Milan fuori dalla loro città”.