L’accusa del Mago Jimenez: “Partite truccate quando ero alla Ternana”
“Giocavo nella Ternana. Una volta entrai, segnai e il portiere della mia squadra voleva uccidermi”. Questa la sorprendente testimonianza di Luis Jimenez, trequartista cileno che giocò in Italia con le maglie di Ternana, Atalanta, Inter, Cesena, Parma e Lazio. La testimonianza è legata a una delle 88 partite giocate da Jimenez con la maglia della Ternana, dove arrivò all’età di diciotto anni. Queste le parole di Jimenez al canale Youtube “Vamo a Calmarno”: “Eravamo d’accordo per pareggiare quella partita, io segnai e quindi gli altri avrebbero dovuto segnare il pareggio. Io però non lo sapevo, erano le mie prime partite in Italia. Volevo solo mettermi in mostra e mangiare il campo, me lo dissero solamente dopo. In Cile una cosa simile non mi è mai successa, in Italia molte partite erano sistemate, c’era molta mafia. È stato veramente pesante per me che ero agli inizi e volevo arrivare al top del calcio italiano”.
Jimenez: “Atalanta-Ternana era sistemata, me lo disse il dottore”
Luis Jimenez è entrato nel dettaglio anche di un’altra partita “sistemata”, come sottolineato dallo stesso cileno: “Ricordo una partita in cui eravamo primi in classifica in Serie B con la Ternana e affrontammo l’Atalanta seconda in classifica. A Bergamo era una festa, c’era grande amicizia tra le due tifoserie. Ricordo che dopo aver preso palla mi conquistai il rigore. In quel momento tutti i miei compagni di squadra, gli avversari e l’intero stadio iniziarono a gridarmi contro. Il mio compagno di squadra che trasformò il rigore si mise le mani sul volto anziché esultare. Avevo preso un duro colpo per prendere il rigore e mentre uscivo dal campo il dottore mi disse che la partita era sistemata e che non sarei più dovuto entrare in area di rigore”. Jimenez fa riferimento alla sfida tra Atalanta e Ternana della stagione 2003-2004, dove i rossoverdi passarono in vantaggio a tre minuti dalla fine con calcio di rigore di Zampagna. Un minuto dopo l’Atalanta trovò il pareggio con Igor Budan.