Theo lo sceicco: che rinascita dopo il Milan

Se per qualcuno l’addio di Theo Hernandez al Milan è stato una liberazione, per altri la decisione della società si è già rivelata un clamoroso boomerang. La verità, come spesso accade, sta nel mezzo anche visto il livello di competitività delle nuove latitudini a cui si è spinto il francese. Dopo mesi di tensioni e una trattativa di rinnovo naufragata, il terzino ha salutato infatti Milano direzione Arabia Saudita, dove Simone Inzaghi lo aveva indicato come rinforzo prioritario per il suo Al Hilal. Una separazione inevitabile, figlia di rapporti incrinati e di un progetto tecnico che non lo vedeva più centrale, semmai uno scomodo esubero. Eppure, a giudicare dall’impatto immediato in Medio Oriente, qualcuno a Milanello potrebbe essersi chiesto se l’addio fosse davvero la scelta giusta.
Gol a raffica
I numeri, infatti, parlano chiaro: 6 partite giocate, 4 gol segnati e almeno 7 punti conquistati grazie alle sue reti decisive. Due centri in Saudi Pro League e altri due nella Champions League asiatica, con una media realizzativa superiore persino a quella mantenuta ai suoi giorni d’oro in Serie A. Theo è tornato devastante, libero e incisivo, simbolo di un calcio più verticale e fisico che esalta le sue qualità approfittando anche di maglie difensive meno strette, una manna per giocatori come lui così bravi ad attaccare lo spazio. Una rinascita in piena regola che, tra nostalgia e rimpianto, riaccende il dibattito su cosa sarebbe potuto essere il suo Milan con Allegri in panchina.