Calcio

Verratti: “Sogno un minuto in A col Pescara. Portammo Messi al PSG con una cena”

Il centrocampista, ora in forza all’Al-Duhail, tra presente, passato e futuro
Marco Verratti
Marco Verratti (Getty Images)

È un Marco Verratti senza veli quello che si racconta a La Gazzetta dello Sport tra passato, presente e futuro. A proposito della scelta di andare a giocare a Doha (Qatar), all’Al Duhail, il centrocampista rivela: “Avevo bisogno di una nuova sfida, nuovi stimoli. Doha la conoscevo già e mi è sempre piaciuta: quando si è aperta la possibilità, beh, ecco la scelta di vita. E ne sono felice. Com’è il campionato? Competitivo. L’anno scorso, io ero in un’altra squadra, l’Al Duhail è arrivato secondo dopo essere stato a lungo in testa: l’obiettivo è quello di vincere la Doha Bank Stars League. Sa una differenza con l’Europa? Che qui se un giocatore sta in panchina non è scontroso e incazzato: qui si sorride lo stesso, la voglia di stare insieme e di giocare va oltre tutto. A Parigi la vittoria era diventata una cosa ormai scontata: qui ho rivisto qualcosa di ‘infantile’, la gioia di vincere, come quando si era bambini. La felicità. A Parigi ormai vincere era monotono, ripetitivo”.

Verratti sugli anni al PSG

Del PSG, però, il pescarese ha solo bei ricordi e qualche aneddoto niente male: “Ricordo una serata fantastica che divenne quasi magica. Siamo a Ibiza, Neymar viene da me e mi dice che stasera saremo a cena anche con Leo Messi. Così finiamo al tavolo io, Leo, Paredes, Ney e Di Maria. Parliamo e stiamo bene. E gli facciamo, si fa per dire, una testa così affinché venga a Parigi. Alla sera tardi ci salutiamo e il giorno dopo leggiamo che ci sono problemi fra lui e il Barcellona. Poi, nel primo pomeriggio Neymar mi chiama: ‘Marco, Leo viene da noi’. Incredibile: da averlo a cena ad averlo compagno di squadra. Serata magica. Neymar? Un ragazzo d’oro, generoso, umile, che dà il mondo alle persone alle quali vuole bene, ci sentiamo ancora. Come con Mbappé: ha fame, è competitivo e sono convinto che prima o poi vincerà il Pallone d’Oro”. A Parigi Verratti ha giocato anche con Thiago Motta: “Dicevano che faceva cose banali ma vedeva le cose prima di tutti. E con semplicità”. Sui successi recenti dei francesi commenta: “Non è vero che non ci sono stelle. Ha creato un grandissimo gruppo, pensano molto al collettivo, Luis Enrique è stato bravissimo. Vinceranno per anni e anni ancora. Ah, una cosa: scrissero che me ne andai dal PSG perché lo volle Luis Enrique. Falso: vi assicuro che risale a molto prima la mia chiacchierata con Nasser Al Khelaifi, in cui gli dissi che me ne sarei andato perché avevo voglia di nuovi stimoli. Siamo rimasti in grandi rapporti io e lui, persona super”. 

Verratti e il sogno col Pescara

Prima del PSG, Verratti esplose nel suo Pescara con Zdenek Zeman: “Persona fantastica, quell’anno nessuno ci dava due lire. Eravamo giovani, sconosciuti, forti – prosegue -. Non esiste un allenatore migliore di lui per un giovane: mi trovò la posizione, un po’ l’avevo ricoperta con Di Francesco ma in maniera definitiva ci pensò Zeman. Lasciare Pescara fu difficile per il fatto che mi ero conquistato quella cosa pazzesca nella mia città e dovevo lasciare appeso il sogno di giocare con la mia maglia del cuore in Serie A. Un giorno, prima di andare, presi da parte il presidente Sebastiani e gli dissi: ‘Io vado ma se tra sei mesi mi trovo male e non sono felice torno’. Arrivare in A col Pescara e non giocarci era dura per il Verratti ragazzino. Spero di realizzare questo sogno. Dobbiamo sempre darci l’idea di un obiettivo: magari lo realizzerò ora che sono co-presidente al 50%. Ecco, solo per il mio Pescara avrei fatto quel che ho effettivamente voluto fare: mi hanno dato tutto, volevo sdebitarmi col cuore”. Intanto due suoi ex compagni di Euro 2020 sono tornati in Serie A: Immobile e Bernardeschi, al Bologna. “Ciro farà tanti gol, giocatore super, generoso – commenta –. Andrà in doppia cifra. Bernardeschi è anche un bravissimo ragazzo”.

Verratti fa il punto sulla Serie A

Guardando alla Serie A attuale il centrocampista spiega: “Mi intriga molto Gasperini con la Roma. Gasp ha edificato una cosa grandiosa con l’Atalanta. Allegri? Spero faccia bene col Milan che qui è seguitissimo. Come allenatore ho un debole per Sarri: ha il suo stile e certi principi mi ricordano Zeman. L’idea di comandare il gioco e soprattutto un merito: quello di far crescere i giocatori, la cosa più preziosa che un tecnico possa dare. Il Napoli ancora da scudetto? L’anno scorso ha fatto davvero un miracolo: solo uno come Conte poteva riuscirci. Per me, comunque, l’Inter resta favorita, per i giocatori che ha, e se prende Lookman è ancora la più forte”. Sul futuro, invece, dichiara: “Da grande voglio fare il presidente. Nella mia carriera ho visto un po’ di tutto, con Sebastiani credo si formi una coppia complementare: so, avendolo vissuto da dentro in ogni categoria, di cosa ha bisogno un calciatore. Sebastiani è stato forte e incredibile: ha resistito anche a momenti difficili. Ed è lì: per quello sono voluto entrare al 50% con lui nel Pescara, oltre che perché è la squadra che amo. Come gestirla? Io voglio che i nostri calciatori pensino solo a giocare. Perché per il resto c’è tutto. Poi, se andrà, come vorremmo, in A, magari coronerò quel sogno…”.