MotoGP, Marquez: “Mi sono fatto rompere un braccio per vincere un Mondiale irripetibile”
Un 2025 da incorniciare, al netto dei soliti infortuni. Marc Marquez difficilmente dimenticherà l’anno ormai pronto a concludersi, che lo ha visto tornare a vincere il mondiale di MotoGPdominando con la sua Ducati.
Numeri da urlo
Basterebbe sottolineare le gare saltate nel finale da Marc Marquez per spiegare come la sua stagione in MotoGP sia stata del tutto dominata. Ma corrono in soccorso anche i numeri di Ducati: 17 vittorie in gara lunga, 19 affermazioni nelle Sprint, 44 podi la domenica con sei piloti diversi, sette podi monopolizzati e almeno un prodotto di Borgo Panigale fra i primi tre da ormai 88 gare di fila. Da Aragón 2020 a Valencia 2025: numeri da urlo, di cui fa parte inevitabilmente anche lo spagnolo.
Riabilitazione e futuro
Proprio Marc Marquez ha raccontato alla Gazzetta dello Sport il suo percorso di recupero: «Sta andando molto bene, posso iniziare ad andare in moto. La spalla ancora non lavora in modo perfetto, ma abbiamo un mese e mezzo fino ai test in Malesia di febbraio». Lo spagnolo della Ducati poi guarda anche alle prossime stagioni: «Il prossimo sarà un anno più chiaro e anche più importante, perché la moto sarà buona, mentre se pensi al 2027 e al 2028, quando inizierà un nuovo regolamento e avremo nuove gomme, sarà più difficile capire come poterlo affrontare. Adesso però con la testa sono solo nel 2026: sono nel team giusto e con la moto giusta ed è tutto nelle mie mani riuscire a farlo meglio o peggio».
Il braccio rotto
Nell’intervista Marc Marquez evidenzia anche tra i momenti chiave della sua carriera la scelta di lasciare la Honda per approdare in Ducati e poi il percorso che l’ha portato alla quarta operazione: «Quando era già tutto a posto sono andato in America a romperlo e rimetterlo diritto. Quella è stata una decisione difficile, perché per fare una vita normale poteva andare bene, era un braccio che permetteva di fare le cose di ogni giorno, ma per guidare una moto no. Così ho preso quel rischio. Poi, dal team Gresini sono andato al team ufficiale, ma è una conseguenza: i due punti chiave sono stati questi».