Le classiche “preghiere” di fine quarto in NBA, da ora in poi in Summer League (e chissà presto forse anche in regular season?), saranno conteggiate, in caso di tiro sbagliato, come errori di squadra e non del singolo. La lega ha deciso, il caso è… chiuso.
A partire dalla Summer League, la NBA ha appunto implementato questa nuova regola in fase di sperimentazione. Un incentivo in più a tirare da lontanissimo, con la possibilità di aumentare momenti di gioco spettacolari, dopo che spesso in tanti, soprattutto nelle scorse stagioni, rinunciavano a costruirsi un ultimo tiro della disperazione verso il canestro per preservare le proprie statistiche individuali. Tolte le eccezioni, ovviemente, a partire da Nikola Jokic e Steph Curry, che hanno sempre cercato di segnare da lontano, al di là dei numeri, rinunciando a regalare una giocata spettacolare al pubblico per preservare anche ipotetici rinnovi contrattuali con cifre al rialzo.
I criteri da rispettare devono essere tre
- Il tiro sbagliato deve essere preso entro gli ultimi 3 secondi dei primi tre quarti di gioco;
- Il tiro sbagliato deve essere preso da oltre 11 metri di distanza dal canestro;
- L’azione deve cominciare nella metà campo difensiva.
Al momento, come accennato, si tratta solo di una regola per la Summer League, ma tutto fa pensare che molto presto potremo vederla anche in NBA, per incentivare così i giocatori a prendersi dei tiri “gratis” e potenzialmente regalarci ancora più canestri da lontano.