Thomas Tuchel è già proiettato al prossimo Mondiale in Nord America, e la sua strategia per affrontare il caldo estremo e la stanchezza post-stagione è tanto geniale quanto spietata: l’Inghilterra dovrà adottare una “Pom squad” (Power off the bench), un concetto mutuato direttamente dal rugby, dove i subentrati freschi vengono lanciati in campo per vincere le partite negli ultimi minuti.
Il CT tedesco è convinto che le condizioni climatiche (si parla di 40 gradi tra USA, Canada e Messico) e il calendario asfissiante della Premier League renderanno impossibile per qualsiasi squadra affidarsi solo agli undici titolari. La chiave del successo, secondo Tuchel, sarà la qualità dei “finishers” più che degli starters.
L’ammissione: “Siamo la nazione che soffre di più”
Tuchel ha fornito un assaggio della sua filosofia nel 2-0 contro la Serbia, inserendo nel finale calibri pesanti come Jude Bellingham, Phil Foden ed Eberechi Eze.
Il problema, secondo il tecnico, è strutturale per i giocatori inglesi: “Abbiamo bisogno di una buona panchina, giocheremo a 40 gradi e lo faremo dopo una stagione lunga, lunghissima. Siamo forse la Nazione che soffre di più a causa del calcio internazionale, delle stagioni lunghe, di due coppe, delle finali e delle semifinali di coppa.“
L’adattamento non sarà una scelta, ma una necessità vitale: “Al 100% dovremo essere pronti a fare sostituzioni fino, speriamo, alle fasi finali del Mondiale.”
Il dramma dell’ego: mettere le stelle in panchina
La parte più difficile della strategia di Tuchel riguarda la gestione degli ego. Come ammette lo stesso allenatore, molti dei convocati sono capitani e “uomini chiave” nei rispettivi club. Accettare la panchina, pur sapendo di essere un fattore decisivo, non è facile.
Tuchel ha già avvertito che fenomeni come Harry Kane, Bellingham e Foden non possono partire tutti titolari nel suo attuale assetto, il che significa che almeno una grande stella deve sacrificarsi. La panchina è affollata di talenti come Eze, Morgan Rogers e Cole Palmer, rendendo le esclusioni un calvario emotivo.
“Vengono in Nazionale perché sono regolarmente scelti, vengono perché sono capitani e giocatori chiave nel loro club,” ha spiegato Tuchel. “Poi devo dire alla mia squadra che 10 di loro devono sedersi in panchina, ma vedete già che di solito ne scelgo solo 21 su 23 perché odio dare il messaggio ‘non sei in squadra’.“
Tuchel ha confessato il suo disagio fisico per queste decisioni: “Ho mal di stomaco” solo a comunicarlo. Ma la chiarezza del ruolo è fondamentale in un torneo. Sebbene le star “non ameranno mai” stare in panchina, devono accettare che l’umiltà e la freschezza sono la vera chiave del successo.