Zeman, parla il figlio Karel: “Sta meglio, ha anche smesso di fumare. Moratti lo voleva all’Inter, poi…”

Zdenek Zeman, il “Boemo” che ha segnato un’epoca del calcio italiano con le sue idee rivoluzionarie e il suo gioco offensivo, oggi affronta la sfida più difficile: la salute. Reduce da un ictus e da due ischemie, l’allenatore è in fase di recupero, seguito con affetto e discrezione dal figlio Karel, anche lui allenatore, che ha raccontato in esclusiva al Corriere della Sera come il padre sta vivendo questa nuova fase della vita.
Come sta Zeman
“L’ictus e le due ischemie lo hanno molto debilitato, ma è in progressivo miglioramento grazie a tanta fisioterapia” spiega Karel, che non nasconde però la necessità di un percorso lungo. “Di certo dovrà continuare a farla per molto tempo”. Il cambiamento più evidente riguarda il fumo, compagno di vita di Zeman per decenni: “Ha smesso dopo il ricovero al Policlinico Gemelli, nel febbraio 2025″, conferma il figlio.
Ora, senza il pallone come centro del quotidiano, Zdenek si dedica soprattutto alla famiglia e non mancano le telefonate di chi non lo ha mai dimenticato, come quelle di tanti suoi ex calciatori, ad esempio Eusebio Di Francesco, Giovanni Stroppa e Beppe Signori.
I ricordi di Karel
Karel non ha perso occasione per ricordare i migliori momenti con papà Zdenek: “A due anni mi lanciava per aria e mi afferrava all’ultimo. Pensavo che mi sarei spiaccicato a terra. Mamma era terrorizzata, ma lui voleva che io sfidassi il pericolo. Ci divertivamo e io lo amavo per questo. Ricordo la mia prima partita allo stadio: il 3 marzo 1981 alla Favorita per Palermo-Milan, finito 3-1. Avevo quattro anni e papà all’epoca allenava le giovanili dei rosanero”.
Il figlio ha seguito le orme del padre, diventando anch’egli allenatore, ma inizialmente Zeman non fu contento della scelta: “Quando gli dissi che volevo fare l’allenatore, rispose testuale: ‘Nooo. Concorderei su qualunque altra scelta, ma io ho lavoro nel calcio e so cosa c’è nel calcio. Te lo sconsiglio’. Lo invitai a vedere una settimana di allenamenti con le giovanili del Boiano. Dopo avermi osservato mi disse: ‘Va bene, lo puoi fare’ “.
Sulla carriera del padre
Karel ricorda anche i tanti corteggiamenti mai andati in porto, come quello di Massimo Moratti all’Inter. “Sì, si erano anche incontrati, ma poi come spesso accadde con altri presidenti, non se ne fece nulla”. E su Calciopoli mantiene una visione lucida: “In tutti gli ambiti non c’è una pulizia assoluta. Nel calcio a volte si fa passare tutto in cavalleria, altre volte serve un freno. È un riflesso della società”. Persino il rapporto con Luciano Moggi, il grande avversario del padre, viene raccontato senza rancore: “Mi è capitato di avere a che fare con lui al Lavello, in Basilicata. Non lo vedo come un nemico. Con me si è comportato bene, mi ha anche chiesto notizie di papà”.